Il Covid19 non è una guerra. E come tale va trattato. A partire dal linguaggio che utilizziamo.
La guerra è ben altro, la guerra continua ancora, in molti angoli del globo, miete vittime più di quante ne faccia il virus e l’Italia, come tanti altri paesi, ne è uno dei finanziatori più affezionati (della guerra, indubbiamente).
Il virus è un’emergenza sanitaria, ovvero un complesso problema sociale, culturale, sanitario e di emarginazione di ampie parti di popolazione, che adesso più di prima si scoprono fragili e senza tutele.
Considerarla una guerra ci fa più docili e più remissivi a ogni decisione e volere, privandoci inconsapevolmente anche di quella opportunità di pensiero e di rielaborazione di cause e conseguenze che dovremmo lucidamente già iniziare ad affrontare. Rischiamo di far trascorrere questo periodo senza una reale presa di consapevolezza e di coscienza comunitaria e civile.
La poesia di oggi, La guerra, è stata scritta da Siaka Traore, uno studente maliano della Scuola di italiano DoubleTe, pubblicata nel libro Stran(i)eri. Storie di alfabetizzazione (End Edizioni).