Grazie all’amico e collega Mario Badino che oggi mi ha ospitato sul suo blog Piccole strade con una poesia che ho scritto nel gennaio 2019, dopo l’ennesima mia visita a Sarajevo e alla Galerija 11/07/95, dove ho ascoltato la testimonianza di una madre di Srebrenica, sull’ultima volta che ha visto suo figlio deportato.
La foto, che ho scattato io a Sarajevo, raffigura una “rosa di Sarajevo”: sono le tracce dei colpi di mortaio, tatuate sull’asfalto della città, alcune delle quali sono state riempite di resina rossa, per testimoniare la devastazione che la guerra porta con sé.
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Autore: Giulio Gasperini
Nato nella Maremma toscana trent'anni fa (ora più, ora meno), studente a Firenze e Roma, adesso operatore sociale ad Aosta. Senza dubbio si può definire un "migrante". Ma solo per passione, perciò fortunato. Al quarto libro di poesie ("Migrando", END Edizioni, 2014), cercare di star fermo il meno possibile: non ha ancora trovato nessun antidoto (ammesso che lo stia cercando) alla sua irrequietudine. In uscita, il libro da lui curato con la collega Tiziana Gagliardi "Stran(i)eri. Storie di alfabetizzazione" (END Edizioni, 2019) che raccoglie l'esperienza dei tre anni della Scuola di italiano DoubleTe per richiedenti asilo e profughi di Aosta.
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