Vittima (consapevole o meno?) di uno stillicidio editoriale, nei suoi ultimi anni di attività e di vita, l’Alda Merini migliore è quella degli inizi, degli anni 50, 60 e 80, quando tornò a scrivere dopo la lunga esperienza di internamento all’Ospedale psichiatrico Paolo Pini. Oggi vi leggo, #avocealta, “Lettere”, una sua poesia del 1949 (aveva 18 anni).
Nato nella Maremma toscana trent'anni fa (ora più, ora meno), studente a Firenze e Roma, adesso operatore sociale ad Aosta. Senza dubbio si può definire un "migrante". Ma solo per passione, perciò fortunato. Al quarto libro di poesie ("Migrando", END Edizioni, 2014), cercare di star fermo il meno possibile: non ha ancora trovato nessun antidoto (ammesso che lo stia cercando) alla sua irrequietudine. In uscita, il libro da lui curato con la collega Tiziana Gagliardi "Stran(i)eri. Storie di alfabetizzazione" (END Edizioni, 2019) che raccoglie l'esperienza dei tre anni della Scuola di italiano DoubleTe per richiedenti asilo e profughi di Aosta.
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