A voce alta: “La mia casa, l’entrata” di Dario Bellezza
La casa è la nuova esternalizzazione della frontiera e del controllo, come lo fu, decenni fa, per i malati di AIDS. Ce lo racconta oggi un poeta ahimè dimenticato, Dario Bellezza, narratore dell’umanità residuale, marginale e discriminata dalla Roma borghese, con la sua La mia casa, l’entrata che leggo oggi #avocealta.
Nato nella Maremma toscana trent'anni fa (ora più, ora meno), studente a Firenze e Roma, adesso operatore sociale ad Aosta. Senza dubbio si può definire un "migrante". Ma solo per passione, perciò fortunato. Al quarto libro di poesie ("Migrando", END Edizioni, 2014), cercare di star fermo il meno possibile: non ha ancora trovato nessun antidoto (ammesso che lo stia cercando) alla sua irrequietudine. In uscita, il libro da lui curato con la collega Tiziana Gagliardi "Stran(i)eri. Storie di alfabetizzazione" (END Edizioni, 2019) che raccoglie l'esperienza dei tre anni della Scuola di italiano DoubleTe per richiedenti asilo e profughi di Aosta.
Leggi tutti gli articoli di Giulio Gasperini