I monumenti servono a ricordare, a farci riflettere, a permetterci un’occasione di dubbio e di riflessione. Ovviamente, diventano sterili nel momento in cui sono avviticchiati su sé stessi e non hanno una prospettiva di pensiero. Credo che la Porta d’Europa di Lampedusa fosse un ottimo luogo dove avere l’opportunità di assumersi una responsabilità umana e civile. Ieri, la Porta è stata vandalizzata: indice, all’opposto, di una regressione di pensiero, non tanto per l’opera d’arte in sé ma quello che il gesto sottendente. Oggi, #avocealta, leggo Una volta sognai, poesia che Alda Merini scrisse (e che fu letta per la prima volta) per l’inaugurazione della Porta, il 28 giugno 2008.
Nato nella Maremma toscana trent'anni fa (ora più, ora meno), studente a Firenze e Roma, adesso operatore sociale ad Aosta. Senza dubbio si può definire un "migrante". Ma solo per passione, perciò fortunato. Al quarto libro di poesie ("Migrando", END Edizioni, 2014), cercare di star fermo il meno possibile: non ha ancora trovato nessun antidoto (ammesso che lo stia cercando) alla sua irrequietudine. In uscita, il libro da lui curato con la collega Tiziana Gagliardi "Stran(i)eri. Storie di alfabetizzazione" (END Edizioni, 2019) che raccoglie l'esperienza dei tre anni della Scuola di italiano DoubleTe per richiedenti asilo e profughi di Aosta.
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