Fondatore e anima narrante della beat generation, soprattutto col suo romanzo-manifesto On the road (1957), Jack Kerouac fu anche potente poeta, rompendo le classiche forme e metriche, i temi e le prospettive. Oggi, #avocealta, leggo una sua poesia, Ho chiaramente visto, contenuta nell’antologia Poesia degli ultimi americani, edita nel 1964 e curata da Fernanda Pivano: fu un’uscita impattante nel panorama culturale italiano, perché per la prima volta si ebbe uno sguardo profondo sulle questioni sollevate dalla beat generation.
Nato nella Maremma toscana trent'anni fa (ora più, ora meno), studente a Firenze e Roma, adesso operatore sociale ad Aosta. Senza dubbio si può definire un "migrante". Ma solo per passione, perciò fortunato. Al quarto libro di poesie ("Migrando", END Edizioni, 2014), cercare di star fermo il meno possibile: non ha ancora trovato nessun antidoto (ammesso che lo stia cercando) alla sua irrequietudine. In uscita, il libro da lui curato con la collega Tiziana Gagliardi "Stran(i)eri. Storie di alfabetizzazione" (END Edizioni, 2019) che raccoglie l'esperienza dei tre anni della Scuola di italiano DoubleTe per richiedenti asilo e profughi di Aosta.
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