A voce alta: “Non ti allarmare fratello mio” di Tesfalidet Tesfom
Quando fu recuperato dalla nave Proactiva della ONG Open Arms e scese a Pozzallo, il 12 marzo 2018, pesava 30 chili. Tesfalidet Tesfom era un profugo eritreo, che aveva attraversato l’inferno dei campi di concentramento libici. Sul suo corpo, dentro un foglio plastificato, sono state trovate due poesie scritte in tigrino, una delle quali vi leggo oggi, #avocealta, per testimoniare quell’orrore che ieri il Parlamento italiano ha deciso di rifinanziare.
Nato nella Maremma toscana trent'anni fa (ora più, ora meno), studente a Firenze e Roma, adesso operatore sociale ad Aosta. Senza dubbio si può definire un "migrante". Ma solo per passione, perciò fortunato. Al quarto libro di poesie ("Migrando", END Edizioni, 2014), cercare di star fermo il meno possibile: non ha ancora trovato nessun antidoto (ammesso che lo stia cercando) alla sua irrequietudine. In uscita, il libro da lui curato con la collega Tiziana Gagliardi "Stran(i)eri. Storie di alfabetizzazione" (END Edizioni, 2019) che raccoglie l'esperienza dei tre anni della Scuola di italiano DoubleTe per richiedenti asilo e profughi di Aosta.
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