Marino Moretti fu poeta dalla lunga vita e dalla prepotente e affollata produzione poetica e narrativa, che si estende oltre la limitata e limitante definizione di “poeta crepuscolare”. Oggi, #avocealta, leggo la sua Valigie, che racconta della migrazione economica, un’esperienza che ha per lungo tempo, ancora oggi, caratterizzato in maniera massiccia gli abitanti d’Italia.
Nato nella Maremma toscana trent'anni fa (ora più, ora meno), studente a Firenze e Roma, adesso operatore sociale ad Aosta. Senza dubbio si può definire un "migrante". Ma solo per passione, perciò fortunato. Al quarto libro di poesie ("Migrando", END Edizioni, 2014), cercare di star fermo il meno possibile: non ha ancora trovato nessun antidoto (ammesso che lo stia cercando) alla sua irrequietudine. In uscita, il libro da lui curato con la collega Tiziana Gagliardi "Stran(i)eri. Storie di alfabetizzazione" (END Edizioni, 2019) che raccoglie l'esperienza dei tre anni della Scuola di italiano DoubleTe per richiedenti asilo e profughi di Aosta.
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