A voce alta: Gli uomini che verranno di Attila József
I poeti sono quasi sempre invisi alla dittatura, anche quando son morti da tempo ma continuano a parlare con le loro opere. È il caso di Attila József, visionario poeta ungherese, che è divenuto simbolo dell’opposizione al sempre più forte regime di Viktor Orbán. Oggi, #avocealta, la sua Gli uomini che verranno.
Nato nella Maremma toscana trent'anni fa (ora più, ora meno), studente a Firenze e Roma, adesso operatore sociale ad Aosta. Senza dubbio si può definire un "migrante". Ma solo per passione, perciò fortunato. Al quarto libro di poesie ("Migrando", END Edizioni, 2014), cercare di star fermo il meno possibile: non ha ancora trovato nessun antidoto (ammesso che lo stia cercando) alla sua irrequietudine. In uscita, il libro da lui curato con la collega Tiziana Gagliardi "Stran(i)eri. Storie di alfabetizzazione" (END Edizioni, 2019) che raccoglie l'esperienza dei tre anni della Scuola di italiano DoubleTe per richiedenti asilo e profughi di Aosta.
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