Alfabeto del Covid19: C come…

Iniziamo col mio alfabeto – tra il poetico e il narrativo – del Covid19, un ripensamento delle parole che adesso, più che mai, hanno bisogno di una nuova risignificazione, di un nuovo battesimo per potersi separare dal precedente concetto (finto, abbiamo visto) di “normalità”.

Sarà un alfabeto randomico, senza ordine, perché è così che si imparano le nuove lingue; andando là dove c’è bisogno di andare.

Iniziamo con la lettera C come CASA.

 

Attendiamo tramonto e alba, con un

sole che tiepido scalda i balconi, i

vetri – di chi è più fortunato – spazi

all’aria sul deserto di una città. Le

finestre sono mute, ciechi gli angoli

dei muri dove si impigliano le trecce

della notte, le ombre d’ansia di un

tempo che scompare. Lo zerbino è

l’avamposto della nostra difesa, un

assedio dentro e fuori, le pareti sono

prigione e amputazione del nostro

libero – presunto – movimento. C’è

persino chi la casa non la trattiene,

la abbandona ogni notte in un angolo

diverso e mai più, la mattina, la

ritrova, spostata un po’ più là, senza

distanza di contenimento. Ed è un

accampamento, un rifugio, il

ricordo di un passato che adesso

non trova più nessun indugio. Le

case le conosciamo, come linee del

palmo, ma adesso ci contengono

e sorvegliano, ci denudano e

puniscono – oltre noi, si travestono.

 

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Un nuovo alfabeto ai tempi del Covid19

Quando tutto questo sarà finito, inevitabilmente avremo bisogno di ripensare tutto il nostro alfabeto. Avremo bisogno di battezzare ogni parola, in modo nuovo, di dare un senso e un significato completamenti stravolti per ogni significante del nostro dizionario, sia privato che comunitario. Sarà uno sforzo immane, parimenti importante rispetto alla ripartenza dei nostri lavori e delle nostre abitudini, alla ricerca di una supposta e presunta normalità che non è mai, effettivamente (forse), esistita; o, se esistente, probabilmente proprio la parte più sbagliata su cui avremmo potuto aver fiducia. Dovremmo compiere uno sforzo sovrumano per ricompilare una nuova Enciclopedia, tutto un sapere e un patrimonio comunitario da rivalutare e probabilmente ricomporre. Le crisi (parola che viene dal verbo greco krino e significa, in prima istanza, separare-discernere-valutare) accadono non solo per metterci in difficoltà ma anche per darci l’opportunità di ripensare e di mettere in discussione quello che era dato per assodato; ci accordano il privilegio di poter tornare a riflettere e, nel dubbio, cambiare strada e strategia. So affrontare le questioni attraverso la parola, è l’unico mio “talento” (nella biblica accezione). Ed è per questo che vi presenterò il mio personale alfabeto della quarantena, un po’ narrativo un po’ poetico. Giorno dopo giorno.