A voce alta: Casa di Warsan Shire

L’emergenza del Covid-19 rischia di farci rivolgere l’attenzione soltanto ai drammi personali, facendoci dimenticare l’importanza dei diritti (e della dignità) di tutt*. Oggi, in questa giornata di sciopero, leggo “Casa” di Warsan Shire.

A voce alta: L’amore dorme nel petto del poeta di Federico García Lorca

Un amore “oscurato” e tenuto nascosto per tanto tempo, quello di Federico García Lorca, che esplode prepotente nei Sonetti dell’amore oscuro, pubblicati solo nel 1984. Oggi leggo #avocealta L’amore dorme nel petto del poeta.

I drammi a colori.

Su NotizieMigranti.it ho recensito il libro di Francesco Piobbichi, Disegni dalla frontiera (Claudiana), un atlante a colori dei drammi degli Anni Dieci del nostro nuovo millennio.

 

“Una vita bella”.

“Ho idea che la sola cosa che ci permette di guardare senza disgusto il mondo in cui viviamo sia la bellezza che gli uomini di tanto in tanto creano dal caos. I quadri che dipingono, la musica che compongono, i libri che scrivono, la vita che vivono. Fra tutte, la cosa più ricca di bellezza è una vita bella. È questa l’opera d’arte più perfetta”.

“Il velo dipinto”, W. Somerset Maugham

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“La biblioteca ritrovata”

Oggi su ChronicaLibri ho recensito la nuovissima pubblicazione di Rogas Edizioni, il saggio di Francesco Gnerre La biblioteca ritrovata, un florilegio di testi LGBT.

Esiste veramente un genere LGBT?

http://www.chronicalibri.it/2015/10/letteratura-lgbt-fuori-denti-riserva/

«Che ti sia lieve la terra», eroici amori del quotidiano

«Che ti sia lieve la terra», eroici amori del quotidiano.

Quattro sono le donne protagoniste del romanzo di Camilla de Concini (Che ti sia lieve la terra, YouCanPrint), quattro sono i punti di vista, i percorsi, le traiettorie di vita. Donne di ogni età, donne che rincorrono sé stesse e le altre oltre confini e influenze culturali, che squadernano la loro femminilità in ogni ambito e aspetto del loro vivere e del loro agire.
Nur, Olivia, Irena e Nina sono le quattro voci, presenti e passate, che si intrecciano nel racconto di una storia corale e comune, di vissuti tessuti e allacciati da molti nodi. Oliva è la figlia di Nina. Alla morte della madre, la zia Nur la prende con sé e la riporta in quel Libano lontano, terra d’origine della madre, un luogo amato e odiato. E comincia, così, un percorso di rielaborazione memoriale, un cammino accidentato – ma, al tempo stesso, ricco di umanità e di contatti – che conduce ogni protagonista a un luogo di futuro benessere. Ogni donna, nella storia, si trova a dover fare i conti con scoperte inedite, con percorsi inattesi e alcuni infruttuosi, con decisioni da prendere e nuovi incontri che squarciano un panorama noto e proiettano nei territori sconosciuti e apparentemente terrificanti della diversità e dell’ineguaglianza.
I legami familiari, quello tra sorelle, quello tra madre e figlia, quello tra zia e nipote, quello tra amate (ma anche quello tra padre e figlia), vengono sviscerati e affrontati con attenzione e puntualità, con la sottaciuta consapevolezza che non si possa tutto contenere nel bordo di un foglio. Mentre si plasmano concreti, a tutto tondo, in carne e fiato, i personaggi alimentano anche le nostre coscienze, ci si palesano come concreti, realmente esistenti, come se si potessero trovare sul pianerottolo di casa o alla fermata della metro. Quelli di Camilla de Concini son personaggi genuini nel senso più puro del termine, perché non stra-ordinari né stupefacenti, quanto piuttosto eroi del quotidiano, paladini di una vita che a tutti potrebbe toccare, con le sue sofferenze e i dolori da distillare goccia a goccia.
Tanti scenari ci passano davanti agli occhi, in questo romanzo, che è anche un’avventura di orizzonti e confini diversi, una storia che si dipana attraverso terre diverse e apparentemente lontane, che fugge dai colli bolognesi, tocca Mostar e le ferite ancora evidenti di una guerra assurda, approda in Libano, in un’altra terra martoriata da ferite profonde, per poi perdersi in altre città e popoli, tagliando con una facilità sorprendente qualsiasi frontiera e barriera: perché l’amore ha, più o meno banalmente, la potenza di un tifone, la furia tellurica di un terremoto, e non si è può di certo fermare impotente di fronte all’assenza di un timbro.

Booktrailer: https://www.youtube.com/watch?v=bxRVsw_ll-Q

Hay-on-Wye, libri come fiori

“Da qua non mi muovo. Tutt’attorno c’è l’azzurro cielo, il verde erba, il grigio delle mura salde di case e stanze, il bianco opaco delle pecore Llanwenog che solo qui si vedono. E poi tanti altri colori, un caleidoscopio: non fiori, ma costole di libri. A migliaia. A colorarmi l’orizzonte e persino lo spazio un po’ lontano, oltre quei ponti di pietra che con estrema calma guadano il Wye, diretto chissà dove”.

Alle coordinate 52°04’48”N 3°07’48”W c’è vicinissimo un confine. Quello tra Galles e Inghilterra. Nella Contea di Powys, a un tiro di schioppo dalle brughiere inglesi, ci si imbatte in Hay-on-Wye, che in gaelico diventa Y Gelli: un paesino di altalenanti 1500 abitanti, definita “Woodstock of the mind” da nientemeno che Bill Clinton. La caratteristica del posto, ovviamente, sono proprio i libri: le librerie, piuttosto. Ce ne sono ben 40. Per un paese come il nostro in eterna carenza di lettori e librerie è un numero che dà il capogiro.

I libri insegnano sempre, anche quando non si aprono. Alle più tradizionali librerie, con scaffali e magari poltrone dove sedersi, sorseggiando un tè e sfogliando l’ultimo libro uscito, si affiancano le librerie più “di frontiera”, quelle con mensole improvvisate e provvisorie, con i libri accatastati distrattamente in un angolo, con un’intera collettività a farsene garanti. Ma ecco che una delle più importanti, tra tutte queste librerie, o almeno quella che ne diventa l’emblema e il prototipo, è la Honesty Bookshop, nei giardini del castello: scaffali di libri aperti all’aria e al tocco, disponibili a esser presi sfogliati letti e comprati. Al fondo, una cassettina, tipo postale, con sopra scritto, a mano: “Money. Please, pay here”. Due frecce disegnate col gesso bianco; e basta. Senza che nessuno controlli o vigili. Perché non si può rubare un libro. Nessuna competizione, in paese; nessuno scontro. Promuovere il libro è un dovere, un obbligo morale, un bisogno inevitabile di coscienza. Molti remainders, volumi antichissimi, edizioni introvabili. Il paradiso di chi ama la lettura vintage e passerebbe la vita a frugare scartabellare curiosare rovistare tra vecchie pagine e copertine ingiallite. Come me, insomma, che di queste cose ne ho fatto un destino.

Non poteva, in questo contesto, non nascere un festival; ogni maggio, centinaia di migliaia di persone (sui 500.000) accorrono nelle viuzze di Hay-on-Wye, solamente per i libri. Prima edizione, 1988. Adesso addirittura patrocinata da The Guardian. L’Hay Festival, che ha un sito ricchissimo, un’organizzazione tentacolare, una partecipazione commovente. Tutti dettagli che fanno impallidire i nostri inutilmente chicchissimi festival. “For 10 days in May, Hay is full of stories, ideas, laughter and music”. E libri, ovviamente, il terreno fertile per tutto il resto: non serve molto altro.

Ma Hay-on-Wye ha anche un re. Un re culturale, diciamo, che non ha nulla a che vedere con potere e pretese di ereditarietà. Si è auto-incoronato tale, qualche anno fa, nel 1977, il fondatore morale di questo sogno che sul mappamondo ha nome Hay-on-Wye: Richard Booth. Proclamò Hay-on-Wye principato autonomo, addobbandosi persino di tutto punto: corona (di cartone), scettro (di ferro, magari), mantella (di finto ermellino). Trovata pubblicitaria, magari, ma che sortì nel suo effetto di convogliare l’attenzione di parecchio mondo in questo piccolo borgo poco lontano dal parco di Brecon Beacons. Troppo facile a definirsi eccentrico (ma sicuramente lo fu), nel 1961, a 23 anni, Booth aprì il primo negozio di libri, in una caserma dei pompieri dismessa, e decise di convincere altri suoi concittadini e amici a fare altrettanto. Verrebbe da dire che Booth ha vanificato ogni regola di buonsenso sul libero mercato e la competitività, però probabilmente dei soldi a Booth non fregava nulla, e non c’è stato modo migliore per dimostrarlo.

Dall’altra parte del mondo c’è Timbuctu, sede della più antica (ed enorme) biblioteca islamica del mondo. Le due città sono gemellate, senza pregiudizi né paranoie. Potere della cultura. Dentro Hay-on-Wye ci sono librerie per tutti i gusti e i sapori: Stella & Rose’s Books, luogo di caccia per volumi rari e illustrati per bambini; oppure Hay Cinema Bookshop con gli scaffali all’aria e al cielo; o ancora Francis Edwards, aperta ben dal 1885! Chi ama i gialli e i noir deve puntare inevitabilmente su Murder and Mayhem mentre chi ama la natura e la botanica non può evitare C. Arden Bookseller. Infine, la poesia, di ovunque, in ogni lingua, da ogni parte di mondo, che satura The Poetry Bookshop.

Hay-on-Wye rappresenta forse l’idea piuttosto rivoluzionaria che un libro appartenga a tutti; e che tutti possano usare un libro. Perché la conoscenza è alla portata di tutti e che tutti ne possono usufruire anche in un parco, immersi nell’erba di un giardino, camminando lungo una strada fiancheggiata da negozi, oppure sfogliandolo dentro una libreria, che non è un supermercato di titoli inutili ma un luogo privilegiato di conoscenze e di storie, di parole e di geografie, di contatti e di scambi di idee e opinioni. Ecco tutto qua il potere salvifico della cultura. Come in un pellegrinaggio, a Hay-on-Wye.

Fonti: Annamaria Giannetto Pini, Hay-on-Wye, Galles: la città dei libri usati, in ViaggiNelMondo.net, 10 febbraio 2015; Sara Merlino, Vieni a prendere un tè da Honesty Bookshop: la libreria a cielo aperto, in eHabitat.it, 8 maggio 2015; La Redazione, 1800 abitanti e ben 40 librerie. La storia di un luogo unico al mondo, in IlLibraio.it, 10 maggio 2015; Ida Bini, Galles: a Hay-on-Wye, il paradiso dei libri usati, in Ansa.it, 14 maggio 2015.

Un anno di “Migrando”.

Migrando (END Edizioni) è uscito un anno fa. Ma ancora, ahimè, la sua tematica è attualissima.

Grazie a tutt* coloro che l’hanno voluto, che l’hanno ispirato, che l’hanno comprato e me ne hanno parlato, che l’hanno diffuso e che l’hanno apprezzato; a tutt* coloro che mi han fatto delle domande, mi han chiesto, si sono confrontate, perché il dubbio è l’unico modo per cominciare a capire.

Se non l’avete ancora letto, lo potete trovare qui o scrivendo alla casa editrice o magari contattando me.

Non importa come, ma leggetelo!

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“La Strega di Baratti”.

Oggi su ChronicaLibri ho recensito “La Strega di Baratti” di Stelio Montomoli, edito da Ouverture Edizioni; un romanzo che cerca di dare un volto e una storia alla misteriosa donna della tomba S64, trovata nella sua sepoltura con cinque chiodi infilati in bocca, uno spinto al posto del cuore e gli altri a tenere inchiodati al suolo i suoi vestiti.

Perché?

http://www.chronicalibri.it/2015/06/strega-baratti-mistero-lungo-secoli/

“L’ultima testa cadde a Marsiglia”.

Per la geografia narrante, oggi su FoolishBrain.com ho raccontato dell’ultima testa che cadde, sotto la lama della ghigliottina. A Marsiglia, una manciata di anni fa.

http://foolishbrain.com/2015/05/14/lultima-testa-cadde-a-marsiglia/

“Kater I Rades”.

Oggi su ChronicaLibri ho recensito lo splendido “Kater I Rades” di Francesco Niccolini e le illustrazioni di Dario Bonaffino per BeccoGiallo Editore: il naufragio di Stato della motovedetta albanese avvenuto nelle acque del Mar Adriatico il 28 marzo 1997, per colpa della corvetta italiana Sibilla.

Perché certe colpe non si derubricano mai dall’attualità.

http://www.chronicalibri.it/2015/04/kater-i-rades-il-naufragio-eterno-della-speranza/

“Le lacrime della regina Leonessa”

Oggi su ChronicaLibri ho recensito la favola di Ranzie Mensah, “Le lacrime della regina Leonessa”, edito da Rediviva Edizioni.

Illustrazioni di Cristina Casu Sanai

http://www.chronicalibri.it/2015/04/storia-africana-invita-amore/

“Oroonoko. Nobile schiavo”.

Oggi su ChronicaLibri ho recensito uno splendido testo, dimenticato ingiustamente, così come la sua autrice: Aphra Behn, dalla vita appassionante (fu persino spia!) e prima letterata inglese professionista, come definita da Virginia Woolf (che la riscoprì), perché visse dei guadagni della sua attività letteraria.

La storia è quella di Oroonoko, un valorosissimo condottiero del Suriname, e della sfortunata storia d’amore con la bellissima Imoinda. Ma c’è molto di più, seppure in un romanzo breve.

Una coraggiosa pubblicazione di Rogas Edizioni, nata dalla libreria Marcovaldo, di Roma.

http://www.chronicalibri.it/2015/04/oroonoko-il-nobile-schiavo-della-letteratura-inglese/

“30 grandi miti su Shakespeare”

Oggi su ChronicaLibri ho recensito un appassionante saggio, quasi un romanzo, sui “30 grandi miti su Shakespeare”, edito da ObarraO Edizioni, e scritto da due studiose inglesi, Laurie Maguire e Emma Smith.

http://www.chronicalibri.it/2015/04/30-grandi-miti-sfatati-e-no-su-shakespeare/

Da non perdere, perché Shakespeare, indipendentemente da tutto, fu un genio.

Grafica di Eros Badin.

“Il sudario di latta”.

Oggi su ChronicaLibri ho recensito “Il sudario di latta. Taccuini di guerra” di Ugo Lucio Borga, edito da Edizioni Marcovalerio.

Il fotogiornalismo nell’epoca 2.0.

http://www.chronicalibri.it/2015/04/il-sudario-di-latta-fotogiornalismo-nellepoca-2-0/

“Bùlastrocche”

Oggi su ChronicaLibri ho recensito “Bùlastrocche” di Marco Zanchi, edito da CLEUP (Coop. Libraria Editrice Università di Padova), con i disegni di cinque bravissimi illustratori: Alessandro Coppola, Luca Monfardino, Sergio Olivotti, Miriam Serafin, Mariacecilia Tiozzo e Tommaso Vidus Rosin, e la postfazione di Livio Sossi, docente di letteratura per l’infanzia all’Università degli Studi di Udine e all’Università del Litorale di Koper (Capodistria).

Sono giocose, è vero, queste filastrocche, ma si sa che il gioco ha potenzialità enormi, e la parola ancora di più.

http://www.chronicalibri.it/2015/04/bulastrocche-sconfiggono-paure-bambini/

“Guerra del ’15”

Oggi su ChronicaLibri ho recensito “Guerra del ’15” di Giani Stuparich, ripubblicato da Quodlibet.

Un documento prezioso per poter conoscere la Grande guerra.

http://www.chronicalibri.it/2015/04/diario-ragazzo-guerra-15/

“Le mucche non leggono Montale”.

Oggi su ChronicaLibri ho recensito “Le mucche non leggono Montale” di Giulio Maffii (Marco Saya Edizioni).

Lo stato disastroso della poesia contemporanea italiana.

http://www.chronicalibri.it/2015/04/stato-disastroso-poesia-contemporanea/

L’amore oscuro.

Scoperto il destinatario dei “Sonetos del amor oscuro” di Federico García Lorca, scritti durante fino al novembre 1935, pochi giorni prima di essere fucilato. Una bella storia d’amore.
Non era fuggito, Federico, non aveva scelto l’esilio nonostante la morte fosse oramai pronta, per lui: Io sono uno Spagnolo integrale e mi sarebbe impossibile vivere fuori dai miei limiti geografici; però odio chi è Spagnolo per essere Spagnolo e nient’altro, io sono fratello di tutti e trovo esecrando l’uomo che si sacrifica per una idea nazionalista, astratta, per il solo fatto di amare la propria Patria con la benda sugli occhi. Il Cinese buono lo sento più prossimo dello spagnolo malvagio. Canto la Spagna e la sento fino al midollo, ma prima viene che sono uomo del Mondo e fratello di tutti. Per questo non credo alla frontiera politica.

http://archivio.panorama.it/cultura/libri/Garcia-Lorca-svelato-l-uomo-segreto-ispiratore-dei-Sonetti-dell-amore-oscuro