Recensione: Atlante delle migrazioni

Ho recensito su Notiziemigranti.it Atlante delle migrazioni. Dalle origini dell’uomo alle nuove pandemie di Giovanna Ceccatelli con Stefania Tirini e Stefania Tusini, edito da Edizioni Clichy.

“È un compito titanico, quello che le autrici di questo testo si pongono come obiettivo; ricorda un po’ il supplizio di Sisifo. Ma, allo stesso tempo, come per una fortuna coincidenza, sorge subito in mente quel coraggioso paradosso di cui Camus scrisse divinamente: per non perdere la speranza, per conservare fiducia nell’essere umano e nella bellezza che sa creare, bisogna riuscire a immaginarci anche Sisifo felice”.

Tutta la recensione qui.

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A voce alta: Preghiera degli studenti della Scuola di italiano DoubleTe

Shabuddin, il bangla gettato a Milano nel Naviglio, pochi giorni fa, mentre vendeva rose, ha vissuto per tanti anni ad Aosta, frequentando la Scuola di italiano DoubleTe. Oggi leggo, #avocealta, la preghiera scritta collettivamente dagli studenti, partendo dal Cantico delle Creature di San Francesco, per il 3 ottobre e il ricordo di ogni viaggio e contenuta nel libro Straneri. Storie di alfabetizzazione.

Recensione: “Bosnia: l’ultima frontiera”

Oggi su NotizieMigranti.it ho recensito il volume Bosnia: l’ultima frontiera, a cura di Gabriele Proglio, e edito da Eris Edizioni.

“Questo libretto è una spina nel fianco, è una pietra di scandalo, quelle che servivano per inciampare, cadere e rendersi consapevoli dell’accaduto”.

La Porta d’Europa

Una mia poesia, tratta da Migrando (End Edizioni, 2014).

 

La Porta d’Europa.

Sulla soglia traccio un solco con

la punta della scarpa. L’orizzonte

tutt’attorno di azzurro si scontorna

e squaderna un respiro di vento.

L’ombra cala, si appoggia alla terra,

solleva la polvere che dovunque si

posa. Non conosco direzioni né

provenienze, come acqua che si finge

incolpevole e innocente travasa.

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Del non ritorno (La maison des Esclaves)

Una poesia mia, scritta sui ricordi della mia visita all’isola di Gorée, in Senegal, e alla vista, emozionante e squassante, della Porta del non ritorno, nella Maison des Esclaves.

 

Una porta – uno squarcio nel buio di

una roccia – un lampo di azzurro che

mi accartoccia. Dà le vertigini quest’

aria che trascorre, senza mai porsi

problemi di trasporre il mio volto e

quello di chissà chi altro. È il buio

sordo di un tempo che non conosce

più stagione – il buio che accoglie e

fascia un uomo che cammina – ferisce

la parete liquida, una luce feroce che

smarrisce il mio corpo nel racconto

di un destino comune e veloce. Da qui

si parte e non si torna – si sale spinti

su tavole sparse – si spezza il tempo

futuro che non si ricompone sulla mia

lingua rozza. E spruzza la montagna

quando rompe le acque e ha il vento

in poppa – chissà dove approda. Io

depongo le mie ossa in questa casa

lascio il sangue al vento – si miscela

con la bava del mare indifferente.

Se è lui a portarmi là, saprà anche

che io – arpionato – sono rimasto qua.

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Su Migrando.

A distanza di tanti anni dalla pubblicazione (stanno per scoccare i 6 anni) Migrando (END Edizioni) è un testo che ancora parla, tanto, e che ancora viene letto e apprezzato: un miracolo per un libro di poesia che parla di migranti, edito da una piccola casa editrice e scritto da un “poeta” sconosciuto.

Ecco cosa ne scrive l’ANPI Colleferro: “Giulio Gasperini ci riporta coi piedi per terra, ci mette di fronte agli ultimi della terra, a cui normalmente dedichiamo un pensiero distratto e in questi tempi di pandemia forse neanche quello…”

Continuate a leggere l’articolo qua.

Stran(i)eri su “La macchina sognante”

Grazie a Lucia Cupertino che ha dato spazio a “Stran(i)eri. Storie di migrazione. Storie di alfabetizzazione” sulle pagine di questa meravigliosa rivista: “La macchina sognante”. Grazie mille!

http://www.lamacchinasognante.com/stranieri-storie-di-alfabetizzazione-intervista-a-giulio-gasperini-di-lucia-cupertino/

Il migrante è il nostro specchio.

Il migrante è il nostro specchio.
Il migrante riflette le nostre meschinità, le nostre bassezze, i nostri più indicibili segreti, le nostre imbarazzanti perversioni, che soffochiamo prepotentemente da tempo. Il migrante ci fa sentire disarmati, completamente indifesi alla vulnerabilità dell’esistere e dell’esistenza.
Il migrante è il nostro specchio perché ci spoglia, ci lascia nudi all’assalto del caso, al dramma dell’inesorabilità della sorte. Il migrante ci fa ricordare, con orrore, che quel destino potrebbe colpire tutti, anche noi, e che ben presto potremmo trovarci a dover combattere di nuovo per la pura sopravvivenza, come già accaduto. Il migrante è il nostro specchio perché ci paralizza nel terrore della sofferenza, del dolore cupo e feroce, ci ricorda che il corpo può soffrire, straziato e schiantato da sadismi ed efferatezze spietate.
Il migrante è il nostro specchio perché siamo terrorizzati, oramai, della povertà, della mancanza di possesso, del terrore di affrontare il potere (come lui, il migrante, è invece condannato a fare costantemente). Il migrante è il nostro specchio perché negli occhi c’è tangibile il senso profondo di cosa significa stare aderente e aggrappato alla vita, nel senso più compiuto e furioso, un richiamo prepotente che non si può, e non si deve, fermare davanti a nessun ostacolo.
Abbiamo seppellito il nostro disagio, il terrore della nostra fragilità sotto tonnellate di benessere, negli iPhone, nelle macchine sempre più perfette, nell’illusione di possedere tutto il mondo possedendo un potente passaporto, fingendo di dimenticarci la nostra fugacità sdraiati sulla sabbia o ballanti in una discoteca. Ci affacciamo alle rive del Mediterraneo occupandoci solo della nostra tintarella e proviamo un’irritazione indecente nei confronti di chi ci ricorda che quel mare è un’enorme fossa comune. Il migrante ci ricorda che il nostro benessere significa il malessere di altri, in un perverso sistema di vasi comunicanti che ci ha narcotizzato e, persino, autoassolti; perché, se qualcheduno deve stare necessariamente male, meglio lui di me.
Sicché il migrante ci spaventa solo perché ci ricorda che siamo meschini, che abbiamo soffocato la nostra capacità di com-patire e di indignarci perché era più comodo e facile anestetizzarsi e far finta che, alla fine, tutti sono uguali e sono tutti la stessa merda.
Per questo, respingiamo il migrante: non lo vogliamo proprio vedere, muoia pure lontano, ché se non lo si vede vuol dire che non esiste. Come la polvere sotto il tappeto. Come la testa dello struzzo sottoterra. Come il nostro vivere borghese.
Quello che non sappiamo (e che non intendiamo volontariamente sapere) non ha diritto di parola né, tantomeno, d’esistenza. Lo classifichiamo “migrante” per non pensarlo essere umano, per non tenere conto delle narrazioni di vita, di presenza, dei talenti, dei meriti, delle competenze, delle abilità, delle vocazioni, delle abilità, dei prodigi.
Ma l’esistente (quella sana, quella che sa di non possedere nulla e di aver tutto da guadagnare) sobbolle e fermenta e avrà la sana forza tellurica di un’eruzione. Incontenibile.

(Immagine di Alessandro Coppola)

La scuola e la politica.

“Il fine giusto è dedicarsi al prossimo. E in questo secolo come vuole amare se non con la politica o con la scuola? Siamo sovrani. Non è più tempo delle elemosine, ma delle scelte“.

Scuola di Barbiana, Lettera a una professoressa

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“Carrying the Branch. Poets in search of Peace”.

Una mia poesia, Sale, è stata pubblicata e tradotta in inglese in questa antologia poetica, Carrying the Branch. Poets in search of Peace, edita nel 2017 dalla Glass Lyre Press di Glenview, Illinois.

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Italiano L2 e Costituzione.

‼️ La preziosa e stra-ordinaria esperienza della Scuola di italiano DoubleTe per richiedenti asilo e profughi, di Aosta, ha prodotto questo imperdibile testo, realizzato con i testi, i disegni, le immagini, i sogni e le speranze, i talenti e le abilità degli studenti e delle studentesse che hanno frequentato la scuola in questi anni.
Straneri. Storie di migrazione. Storie di alfabetizzazione, edito da End Edizioni, è un regalo, un dono, che la loro umanità fa a tutti noi. Come insegnanti, ci siamo sempre impegnati a far sì che la parola fosse di tutt*, perché, come scrissero gli allievi della Scuola di Barbiana di don Lorenzo Milani, in Lettera a una professoressa: solo “la parola fa eguali”❗️
➡️ E perché, come scrisse Tullio De Mauro, bisogna dar pieno compimento agli articoli 3 e 6 della nostra meravigliosa Carta costituzionale: “Il diritto alla lingua è un diritto personale, soggettivo: esso si manifesta tanto nel diritto e bisogno di conservare la propria parlata nativa, quanto nel diritto e bisogno di arricchire il proprio patrimonio di lingua acquisendone una nuova e diversa dalla nativa. Come prevede la legislazione di molti paesi e prescrive la Costituzione italiana, tale diritto va tutelato sia offrendo a tutti la possibilità di acquisire, attraverso la scuola, la lingua di maggior prestigio in un’area statale e le altre maggiori lingue veicolari, sia offrendo la possibilità di preservare, se richiesto, l’uso e la persistenza dell’uso di lingue materne diverse dalla lingua ufficiale di un paese” (De Mauro, Monolinguismo addio, in L’Italia delle Italie 1979). 

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Lampedusa, torno a casa.

Sul numero 9 de La macchina sognante la narrazione del mio viaggio a Lampedusa per il 3 ottobre 2017. Buona lettura!

http://www.lamacchinasognante.com/lampedusa-torno-a-casa-reportage-di-giulio-gasperini/

“Alla fine è la parola”.

In queste giornate di attenzione mondiale sui comportamenti feroci di un’Europa sempre più incapace di “restare umana”, ripropongo la mia recensione su ChronicaLibri a una raccolta di poesie splendida: Alla fine è la parola, di Hilde Domin, edita da Del Vecchio Editore: una donna migrante, profuga per necessità, ma anche fortunata nell’aver trovato la maniera di sopravvivere ai dolori delle separazioni.

http://www.chronicalibri.it/2014/01/alla-fine-e-la-parola-che-fa-sopravvivere-agli-esili/

Un anno di “Migrando”.

Migrando (END Edizioni) è uscito un anno fa. Ma ancora, ahimè, la sua tematica è attualissima.

Grazie a tutt* coloro che l’hanno voluto, che l’hanno ispirato, che l’hanno comprato e me ne hanno parlato, che l’hanno diffuso e che l’hanno apprezzato; a tutt* coloro che mi han fatto delle domande, mi han chiesto, si sono confrontate, perché il dubbio è l’unico modo per cominciare a capire.

Se non l’avete ancora letto, lo potete trovare qui o scrivendo alla casa editrice o magari contattando me.

Non importa come, ma leggetelo!

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“Derive”.

Oggi, su ChronicaLibri, ho recensito l’antologia giornalistica di Flore Murard-Yovanovitch, “Derive. Piccolo mosaico del disumano”, edito da Stampa alternativa.

Il disumano si istituzionalizza.

http://www.chronicalibri.it/2015/06/nostre-derive-enorme-mosaico-disumano/

L’Atlante delle guerre e dei conflitti del mondo.

Oggi su ChronicaLibri ho recensito la sesta edizione dell'”Atlante delle guerre e dei conflitti del mondo”, edito da Terra Nuova Edizioni: un progetto del giornalista Raffaele Crocco e creato dall’Associazione 46° Parallelo.

Perché, come scrisse John Donne, “nessun uomo è un’isola”.

“Kater I Rades”.

Oggi su ChronicaLibri ho recensito lo splendido “Kater I Rades” di Francesco Niccolini e le illustrazioni di Dario Bonaffino per BeccoGiallo Editore: il naufragio di Stato della motovedetta albanese avvenuto nelle acque del Mar Adriatico il 28 marzo 1997, per colpa della corvetta italiana Sibilla.

Perché certe colpe non si derubricano mai dall’attualità.

http://www.chronicalibri.it/2015/04/kater-i-rades-il-naufragio-eterno-della-speranza/

“Migrando”.

Per la Giornata mondiale dell poesia ripropongo la recensione a firma Giulia Siena del mio “Migrando” (END Edizioni), su ChronicaLibri: http://www.chronicalibri.it/2014/08/migrando-giulio-gasperini-end-edizioni-recensione/