A voce alta: Aspettami ed io tornerò di Konstantin M. Simonov

La poesia #avocealta di oggi è dello scrittore sovietico Konstantin M. Simonov, autore di romanzi, testi di viaggi e reportage giornalistici da vari fronti di guerra. Aspettami ed io tornerò è una poesia che sa di benedizione, in un tempo ombroso come il nostro: una promessa di nuovi appuntamenti e nuovi incontro, nonostante il dolore e la morte.

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A voce alta: Teniamoci stretti che c’è vento forte di Guido Catalano

Non sono un estimatore della poesia di Guido Catalano, ma esiste questa sua poesia che descrive in modo magistrale l’unico atteggiamento possibile in questa nostra epoca di crisi su più fronti: costruire la comunità. Oggi, #avocealta, Teniamoci stretti che c’è vento forte.

A voce alta: La banalità di Mempo Giardinelli

La banalità fa danni: ce lo spiega in una meravigliosa poesia lo scrittore argentino Mempo Giardinelli. Nella vicenda della contesa del Monte Bianco tra nazioni è evidente come la banalità del possesso territoriale sia una misera questione che mette in secondo piano il dramma vero che ci affligge: il cambiamento climatico e la morte della stessa montagna. Oggi, #avocealta, La banalità.

A voce alta: poesia di Herberto Hélder de Olivera

La passione è l’attitudine più preziosa a spingere l’iniziativa di donne e uomini. Lo dicevano anche i greci, quando ricordavano le vite vissute e le/i loro attanti. Oggi, #avocealta, una splendida poesia del poeta portoghese Herberto Hélder de Olivera.

A voce alta: Poesia contro l’ansia di Ilma Rakusa

L’ansia, per molt*, è una compagna di vita tenace e resiliente. Nella lettura #avocealta di oggi, la scrittrice svizzera Ilma Rakusa ci insegna come anche la poesia possa essere un antidoto prezioso ed efficace: Poesia contro l’ansia.

A voce alta: Mediterraneo di Ana Luísa Amaral

Il Mediterraneo non è semplicemente un mare: è un simbolo di opposti richiami. Da un lato, un ponte, un crocevia di contatti e contaminazioni; dall’altro, una muraglia, una frontiera, un confine ancora più feroce perché liquido e ineffabile. È un simbolo, il Mediterraneo, anche per chi abita lontano dalle sue rive: è il caso della scrittrice di oggi, Ana Luísa Amaral, portoghese, e della sua magnifica Mediterraneo. #avocealta

A voce alta: Barbablù di Edna St. Vincent Millay

Edna St. Vincent Millay fu attivista e convinta femminista: in questo sonetto, Barbablù, rivisita in chiave poetica la celebre favola di Charles Perrault (come fece Angela Carter nello splendido racconto La camera di sangue). #avocealta.

Illustrazione di Alessandra Psacharopulo

A voce alta: Le migrazioni notturne di Louise Glück

Le migrazioni notturne è una delle poesie di Louise Glück, Premio Nobel per la letteratura 2020, riconoscimento “per la sua inconfondibile voce poetica che con austera bellezza rende universale l’esistenza individuale”. #avocealta

A voce alta: Su un’aria del Turco in Italia di Valerio Magrelli

Su un’aria del “Turco in Italia” Valerio Magrelli compone questa poesia, che con una leggerezza calviniana, ci inchioda alle colpe e alle responsabilità, particolarmente significativa a cinque anni di distanza dalla morte del piccolo Alan Kurdi. #avocealta

A voce alta: Gli uomini che verranno di Attila József

I poeti sono quasi sempre invisi alla dittatura, anche quando son morti da tempo ma continuano a parlare con le loro opere. È il caso di Attila József, visionario poeta ungherese, che è divenuto simbolo dell’opposizione al sempre più forte regime di Viktor Orbán. Oggi, #avocealta, la sua Gli uomini che verranno.

A voce alta: Pioggia di Raymond Carver

Terza poesia sull’errore: questa volta è Raymond Carver a parlarcene, un maestro della narrativa breve e magistrale cantore dell’altra faccia degli Stati Uniti, quella delle feroci differenze sociali. Oggi, #avocealta, la sua Pioggia.

A voce alta: Errore di Hans Magnus Enzensberger

Evitare errori sarebbe un errore: lo scrive magistralmente Hans Magnus Enzensberger in questa poesia, dal titolo Errore, letta oggi #avocealta. Perché “è per svista che si è felici, / talvolta, per un momento”.

A voce alta: Numero sbagliato di Wislawa Szymborska

Errare è umano; pertanto inevitabile. Lo dice uno dei proverbi più conosciuti e usati e lo dice anche Wislawa Szymborska in una sua fantastica e potente poesia, “Numero sbagliato”, letta oggi #avocealta.

A voce alta: Dichiarazione di morte di Fernando Miguel Bernardes

Torno oggi a leggervi una poesia #avocealta in omaggio alla Sea Watch 4 che ieri è salpata per il suo compito di cura e di salvataggio nel Mar Mediterraneo. La poesia di oggi, del poeta portoghese più volte arrestato durante la dittatura di Salazar, Fernando Miguel Bernardes, si intitola “Dichiarazione di morte”.

A voce alta: Nel giorno del mio compleanno di Anne Stevenson

Una poesia, Nel giorno del mio compleanno, di Anne Stevenson, per capire più in profondità cosa comporta festeggiare il proprio anniversario. Oggi, #avocealta.

A voce alta: poesia di Bertolt Brecht

L’analfabeta politico, quello che appoggia il “politico corrotto e imbroglione”, è il principale e più virulento vulnus della vita democratica degli stati: ce lo spiega bene il grande Bertolt Brecht in questa poesia che pare scritta proprio per questa nostre folle contemporaneità. #avocealta

A voce alta: Definizione della poesia di Boris Leonidovič Pasternak

Cos’è la poesia? Se lo sono chiesto in tante e in tanti, e se lo chiede anche Boris Leonidovič Pasternak in questa miracolosa ed evocativa poesia del 1917, intitolata Definizione della poesia. Oggi, #avocealta.

A voce alta: “Non ti allarmare fratello mio” di Tesfalidet Tesfom

Quando fu recuperato dalla nave Proactiva della ONG Open Arms e scese a Pozzallo, il 12 marzo 2018, pesava 30 chili. Tesfalidet Tesfom era un profugo eritreo, che aveva attraversato l’inferno dei campi di concentramento libici. Sul suo corpo, dentro un foglio plastificato, sono state trovate due poesie scritte in tigrino, una delle quali vi leggo oggi, #avocealta, per testimoniare quell’orrore che ieri il Parlamento italiano ha deciso di rifinanziare.

A voce alta: Inno a Iside

Antichissimo inno, scoperto nel 1945, all’interno di una giara d’argilla a Nag Ammadi, in Egitto, in uno dei 13 manoscritti, composto in copto, l’Inno a Iside risale probabilmente al III-IV secolo a.C. È un componimento eccezionale perché la dea prende la parola, e racconta della sua naturale femminile di deità (che richiama la Preghiera alla Vergine del Paradiso dantesco). Oggi lo leggo #avocealta.