Una poesia nata dai miei ricordi del Burkina Faso, la “Terra degli uomini integri”, come il miracoloso Thomas Sankara.
Thomas
(Ricordi della Terra degli uomini integri).
Cancellasti il nome coloniale – lo
ribattezzasti per un inizio esplosivo:
la terra degli uomini integri. Nudi,
sulla terra, si battono i piedi – sono
ritmo e pulsazione – una rivoluzione
che conobbe corta fioritura. Parlasti
al mondo, intero, tutto riunito, per
assicurare la tua voce al futuro sempre
più anteriore. Neanche la tua tomba
conobbe pace – le ossa, le vertebre,
le falangi – di chi protese mani di
saluto all’occidente rapace. Nella
polvere rossa, in disparte (la solleva
l’harmattan) un vento feroce che
impasta la luce e la inghiotte in una
notte precoce – come fu la tua propria
stagione – scommessa di una salvezza
che conobbe solo promessa e si spezzò
al suono fitto di un proiettile genuflesso.