A voce alta: E morte non avrà più dominio di Dylan Thomas
Esordì giovanissimo nel 1934, a venti anni, con la raccolta 18 poems, diventando subito voce scandalose e dirompente, per i temi trattati e per lo stile di rottura. Dylan Thomas visse una vita breve ma prolifica, caratterizzando il Novecento mondiale con le sue poesie tessute di folclore locale (legato al Galles e al suo villaggio di nascita), e richiami di religione biblico-contadina. Si dice che Robert Allen Zimmerman, nel 1961, scelse di chiamarsi Bob Dylan proprio in omaggio al poeta gallese. Oggi, #avocealta, la sua splendida E morte non avrà più dominio, contenuta nella sua prima silloge (traduzione di Roberto Sanesi).
Nato nella Maremma toscana trent'anni fa (ora più, ora meno), studente a Firenze e Roma, adesso operatore sociale ad Aosta. Senza dubbio si può definire un "migrante". Ma solo per passione, perciò fortunato. Al quarto libro di poesie ("Migrando", END Edizioni, 2014), cercare di star fermo il meno possibile: non ha ancora trovato nessun antidoto (ammesso che lo stia cercando) alla sua irrequietudine. In uscita, il libro da lui curato con la collega Tiziana Gagliardi "Stran(i)eri. Storie di alfabetizzazione" (END Edizioni, 2019) che raccoglie l'esperienza dei tre anni della Scuola di italiano DoubleTe per richiedenti asilo e profughi di Aosta.
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